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Il Manifesto del Gioco

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GIOCA

Come sarebbe un mondo senza gioco?

Come sarebbero le persone che ci vivono?

 

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La deprivazione da gioco può portare all’aumento di depressione, dipendenze, fragilità emotiva e relazionale.

ll mondo ha bisogno di giocare di più! 

Questa è la missione del Manifesto del Gioco.

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Otto è un tipo quadrato, a volte si annoda una cravatta su uno spigolo per darsi un tono quando va in città. La sua vita è precisa e non fa mai una piega, eppure da bambino la sua passione erano le biglie.

Un giorno, mentre è sul tram per andare a un’importante riunione di lavoro, un viaggiatore poco cortese lo spintona quel tanto che basta per farlo cadere giù di piatto. Nemmeno il tempo di pensare a come farà a rialzarsi da lì, che inizia a godersi una prospettiva molto diversa da quella a cui era abituato. Finché finalmente un tale, aiutandolo a rialzarsi, gli dice: “Che ci fai tutto sottosopra?”

Era Virgioco! Un tipo tutto curve e un po’ bislacco: “Questa è la mia fermata, vuoi scendere a giocare?”

Una fermata? Otto conosce ogni angolo e pure ogni lato della città, le fermate le sa a memoria come la tabellina del quattro, e ne è sicuro: lì quella fermata non c’è mai stata.

Fuori dal finestrino, alberi di pino, palazzi un po’ pazzi e un cartello che dice: “Qui!”

Che fare?

Otto non vuol far tardi e declina l’offerta gentilmente: “Non scendere alla mia piazza mi spiazza, facciamo un’altra volta?” E Virgioco: “Benissimo. Per giocare, decidere se e quando è una condizione fondamentale. Torna quando vuoi!”

È un po’ tardi e c’è una riunione che lo aspetta, ma Otto decide di concedersi qualche minuto in più e dice: “Sì!”

E Virgioco: “Ah, che bellezza, sono felice della tua scelta, per giocare decidere se e quando è una condizione fondamentale. Vedrai, non te ne pentirai!”

Art. 1 

Giocare è una scelta.

Hai voglia di giocare? È solo quando hai detto SÌ che il gioco può iniziare. Consenso, volontà e sicurezza sono condizioni fondamentali: puoi invitare chiunque a giocare, puoi giocare solo con chi vuole farlo e puoi smettere in qualsiasi momento. E perché no, a volte è bello giocare anche da soli.

Manco il tempo di scendere dal tram, che Otto scivola sul predellino. Non gli era mai successo. Guarda in basso e si accorge con sorpresa che un suo vertice s’è un po’ smussato, per questo è scivolato.

“Niente paura,” sorride Virgioco, “quando si gioca è normale che il normale diventi un po’ irregolare.”

 

“Irregolare! Chi ha detto irregolare?” Un tipo tutto spigoli e niente orpello si è parato lor’ davanti.

“Qui non si può sostare, né tantomeno giocare. Lo dice anche il cartello.”

“Ma come, proprio ora che cominciavamo a divertirci?” dice Virgioco e guarda Otto.

E Otto che fa?

Otto s’impunta con uno dei tre vertici rimastigli e in nome di Pitagora fa valere i suoi diritti.

“Caro il mio spigoloso, il suo problema non si pone. Vede, lo spazio lo si può dividere quanto si vuole. Ne prenda all’infinito, e così anche noi faremo. Frazione per frazione, senza dolo né infrazione. Così, mentre lei può spigolare, noi possiam giocare.”

È stato bello sognare per un po’, ma se c’è una cosa che un quadrato non può accettare è di essere “irregolare”. Forse è meglio lasciar stare.

Ma Virgioco non ci sta: “Caro il mio spigoloso, il suo problema non si pone. Vede, lo spazio, lo si può dividere quanto si vuole. Ne prenda all’infinito, e così anche noi faremo. Frazione per frazione, senza dolo né infrazione. Così mentre lei può spigolare, noi possiam giocare.”

Art. 2

Giocare è un bisogno e un diritto. 

Nessuno può impedirti di giocare. Che tu sia un bambino o un adulto, giocare è una necessità fisica, psicologica e sociale, fondamentale per lo sviluppo e il benessere di individui e comunità.

Un bisogno e un diritto così importanti, che l’Unicef lo ha incluso tra gli articoli (il n. 31) della Convenzione sui Diritti dell’infanzia.

E si sa, c’è un bambino in ogni adulto.

Spigoloso, soddisfatto, si prende un bel pezzo di infinito e se ne va.

Ma in un turbine chi arriva? Sono Tonda e GiroGiro, due amici che, rotola qui rotola là, cercano sempre dei compagni per giocare.

“Facciamo a chi rotola di più?” chiede Tonda.

E GiroGiro, senza troppo sproloquiare: “Le regole son chiare:

Non si corre, non si salta, ma si rotola e ci si ribalta.”

 

Otto è titubante. Di cose ne ha provate nella vita, e di certo rotolare non è la sua preferita.

Ma ribaltarsi, quello, sembra un teorema anche per lui fin troppo ardito. Dopotutto, e con rispetto, chi lo vuole un osso rotto? E tantomeno un Otto rotto.

Ma in fondo quell’idea lo stuzzica non poco. Che fare?

Otto accetta, d’altra parte le regole son il suo pane ed il suo forte.

“Questo è spirito!” esclama Virgioco. “Alcune regole san inibire, ma si fa sempre in tempo ad imparare.”

“A rotolare ci posso provare,” dice Otto, “ma ribaltarmi non mi è poi così congeniale, che ne dite di una nuova regola: che non ci si può far male?”

“Per tutti i cerchi!” esclama Tonda. “Che genialata! Se una regola così l’avessimo pensata, di graffi, sbucci e cerotti saremmo a dieta!”

Art. 3

Giocare è rispettare le regole.

Che siano tante o solo una, senza regole non c’è gioco. Le regole possono essere esplicite o implicite, prestabilite o soggette a cambiamenti, e sanciscono il patto sociale che ci permette di giocare tutti allo stesso gioco. Le regole non ti piacciono? Proponi di cambiarle.

Il rotolio entra nel vivo! Tonda e GiroGiro sfrecciano a più non posso, superando fossi, colline e pure qualche dosso. Otto pensa e ripensa, osserva e postula, ma alla fine d’opzioni non ce ne sono così tante:

Si slaccia la cravatta, dei dubbi se ne infischia e proprio come gli altri si getta nella mischia. E certo, manco a dirlo, un vertice gaglioffo lo fa cadere a tuffo. Ma Otto che ti fa? Se la ride a crepapelle per la felicità. Quel vertice birbante ora s’è smussato! Vuoi veder che rotolare non sarà più inconsueto?

Si aggrappa alla prudenza, che non è mai abbastanza e, anche se non riesce propriamente a rotolare, si lascia scivolare sul suo lato regolare.

Ma l’erba un po’ bagnata lo prende di sorpresa e, scivola che ti scivola, finisce a faccia in giù. Che rabbia, che disdetta, ma Virgioco lo rincuora: “Guarda! La caduta un po’ nefasta t’ha smussato un altro vertice, scommetto che se riprovi ora rotoli più d’un vortice.”

Art. 4

Giocare è mettersi in gioco.

Quando giochi ti senti libero e al sicuro, quindi puoi esplorare il rischio, fallire e scoprire che l’errore è parte integrante della vita. Vincere o perdere rendono più vivo il gioco, ma se vivi bene il gioco hai vinto in ogni caso.

E così, e finalmente, Otto rotola ininterrotto. Che sensazione nuova, gli sembra di volare!

Ma quando Tonda e GiroGiro lo doppiano in un lampo…

Otto si rattrista e si ferma in mezzo a un campo.

“Ehi, ma come fai a fermarti quando vuoi?” chiede Tonda stupefatta. “Quel tuo essere, di fatto, un po’ rotondo e un po’ quadrato ti consente di riuscire dove noi siamo soliti fallire.”

Otto si rimbocca gli angoli e rotola come un rambo. E si accorge di una cosa: che mentre GiroGiro e Tonda rotolano a perdifionda, dando testate di qua e di là, lui grazie a quei suoi vertici ancora ben acuti può fermarsi oppur frenare senza andarsi a scapicollare.

Art. 5

Giocare è conoscere.

Quando giochi scopri le tue passioni e puoi allenare tutti i tipi di intelligenza: spaziale, naturalistica, musicale, logico-matematica, corporeo/cinestetica, linguistica, emotiva, intrapersonale, interpersonale, esistenziale, creativa e collaborativa. Quando giochi conosci te stesso e il mondo che ti circonda.

Ora che Otto ha imparato come fare, non ce n’è più per nessuno in quanto a rotolare. Rotola, svicola, svucola e rucola, ma mentre si distrae per farsi bello con Virgioco, ecco che una Linea un po’ dritta e un po’ sbilenca gli capita davanti e pum! al terren la scaraventa. E Otto cosa fa?

Fermarsi non si può, Tonda e GiroGiro gli stanno alle calcagna.

Ma Virgioco gli fa cenno: “Ricorda, un gioco non è tale se qualcuno si fa male.” Otto lo capisce, rinsavisce, dà uno spigolo alla Linea che ritorna dritta e retta.

“Perdono, amica Linea, così sottil non ti si vede. Dove ti fa male? Ti porto all’ospedale?”

Tutto bene per fortuna, Linea ha la pelle dura, si aggiusta i segmenti e ringrazia Otto per la premura.

Art. 6

Giocare è prendersi cura. 

È il gioco stesso che ti aiuta a portare cura perché ti chiede di ascoltare e mediare i tuoi bisogni e quelli degli altri. Anche se è un gioco, le tue azioni hanno conseguenze reali: ogni cosa che fai e senti nel gioco ha effetti fisici, emotivi e relazionali, e ti offre l’opportunità di prenderti cura di te, degli altri e dell’ambiente di gioco.

Tutto è risolto e Otto vuole svelto tornare a rotolare, anche se si è accorto che il tempo è già volato e dovrebbe proprio andare se non vuol essere licenziato. Ma il gioco è troppo bello e non gli fa pensare all’intorno d’ogni giorno. “E la tua riunione? Non era rilevante?” gli chiede Virgioco un po’ esitante.

“Oh, che importa la riunione!” pensa Otto. “Qualcuno lo sostituirà, continuare a giocare è una necessità!” Al che Virgioco insiste: “Il gioco, credo io, non è una fissazione, l’unica cosa fissa è la libertà d’azione.” In effetti Otto ci ripensa: il gioco è bello, ma quella riunione ha sì importanza.

Virgioco ha ragione: si può sempre giocare, ma in quella riunione, lì è dove Otto vuole stare. E dopo quella scelta, a dire il vero inaspettata, si sente meno quadrato di quanto sia sempre stato.

Art. 7

Giocare è allenare la libertà.

Giocare è sentirsi liberi di esplorare tutte le versioni di noi stessi. Se senti però che il gioco è diventato un rifugio dalla realtà, un’ossessione e una dipendenza, stai soffrendo di ludopatia. Giocare è sentirsi liberi… anche di smettere di giocare.

Ma puff! che ti succede? Otto apre gli occhi ed è di nuovo dentro al tram. Dal finestrino, i medesimi palazzi lì all’esterno, le fermate quelle solite e solito il mondo intorno.

“L’ho vissuto per davvero o me lo sono immaginato?” si chiede tra sé e sé, ma intanto si ricorda il dove a cui sta andando: “Ma certo, la riunione!” Guarda l’orologio ma il tempo, che stranezza, non sembra esser passato. E ora sì che è in dubbio: che tutto quel bel gioco non sia davvero capitato? E pensa che ti ripensa, si fanno avanti i sentimenti…

Era solo un sogno e così, con un po’ di sconforto, prenota la sua fermata, e torna nel mondo certo. Ma un altro passeggero, dall’aspetto familiare, gli dice: “Su coi vertici, non si lasci segmentare, la vita stessa è un gioco, se uno ha voglia di giocare!”

“Che importa se per davvero o solo in fantasia, il gioco è proprio questo, lasciar che si realizzi ovunque e con chi che sia.”

E mentre sta scendendo alla sua fermata regolare, un altro passeggero, dall’aspetto familiare, gli dice: “Questo qui è lo spirito, a questo gioco della vita lei sì ci sa giocare!”

Art. 8

Giocare è un’attitudine. 

Quando la tua giocosità non è accesa, anche il tuo gioco preferito si spegne. Quando la accendi, persino l’attività più noiosa diventa il gioco più bello al mondo. La giocosità non riguarda ciò che fai, ma è il modo in cui sei presente mentre giochi. La tua attitudine trasforma ciò che vivi.

Otto è ora alla riunione.

E per Euclide ed Archimede, che forza la sua argomentazione! Otto presenta, s’esalta, racconta…

“Nel tragitto dentro al tram, mentre arrivavo qua, ho incontrato una persona che senza tanti fronzoli e nemmeno lunghi preamboli mi ha fatto aprire gli angoli, smussare un po’ i miei vertici, provare cose nuove, giocare col diverso e rotolare su un nuovo percorso. E vorrei, care colleghe e colleghi, che tale meraviglia noi tutti la si impieghi. 

Giocare se si ha voglia, giocare con rispetto, giocare in modo serio insieme all’allegria, giocare e rigiocare, finché ci faccia bene, e guardare anche al lavoro con facce più serene. 

Da domani, o meglio oggi, ma che dico, adesso! Saremo più felici e ogni giorno sarà uno spasso!”

Art. 9

Giocare è coltivare la felicità.

L’ingrediente fondamentale per una vita felice è la qualità delle relazioni, con sé, con gli altri e con il mondo. Giocare ti aiuta ad arricchire le tue relazioni, scoprire nuove possibilità di essere, generare chimica positiva e avere un impatto rigenerativo nel mondo. Quando coltivi il gioco, raccogli felicità.

Otto ti saluta e torna a rotolare, ma Virgioco ha per te un invito, se vuoi partecipare.

Il gioco è aperto a tutti e così è il Manifesto, e dunque senza indugi ti chiede proprio questo:

pensar per qualche istante a cos’è per te il gioco, a cosa aggiungeresti e a ciò che tu vorresti incluso nel TUO articolo di questo Manifesto, scriverlo ed infine apporre la tua firma.

Così che in questo grande gioco ci sia anche la tua orma.

Firma il manifesto del gioco